Note sul destino degli studi umanistici La (sovra) struttura accademica costringe lo spirito dentro barattoli burocratico-formali e pseudoteorici sempre meno coerenti con l’oggetto studiato Matteo Marchesini 28 AGO 2017
Il grande perito letterario Pontiggia Col suo illuminismo democratico ha eluso sia gli esoterismi sia le mode editoriali, per puntare su un artigianato cordiale che implica l’accountability della parola Matteo Marchesini 07 AGO 2017
La verità, l'uomo e la finestra aperta sul cuore Il tema della verità è al centro di “Maschere della verità. Il pensiero figurato dal Medioevo al Barocco”, un libro di Mario Andrea Rigoni uscito da poco per Carocci Matteo Marchesini 23 LUG 2017
Pasolini e Pavese, ombre ingombranti La loro poesia, insieme impudicamente incollata al vissuto e irrimediabilmente manieristica, è una poesia di “adolescenti”: ragazzi che sfidano la realtà adulta Matteo Marchesini 10 LUG 2017
Lo Strega e gli scrittori traditori Man mano che la letteratura perde rilevanza sociale cresce il suo misero bisogno di essere riconosciuta subito come tale. Non si salvano neppure i finalisti del premio letterario Matteo Marchesini 06 LUG 2017
Lussi crociani e apprezzamenti sinceri “Fermate”, la nuova raccolta poetica di Paolo Maccari, sa rendere sorprendentemente plastica una condizione esistenziale paludosa e informe, un disagio che s’irradia da un luogo indefinibile tra la mente e i nervi Matteo Marchesini 28 GIU 2017
L’utile riscoperta dei Quaderni Piacentini Difetti evidenti, ma nel 2017 hanno ancora i loro argomenti per scandalizzare i lettori Matteo Marchesini 18 GIU 2017
I moderni e l'ambiguità del riposo eterno Imparare che i Grandi Eventi e le grandi sofferenze non fermano la vita quotidiana può essere tremendo ma anche liberatorio Matteo Marchesini 29 MAG 2017
Liberate Gramsci dai cultural studies La paradossale originalità dell'ideologo sembra ormai offuscata dalla spy saga sulla Spectre togliattiana Matteo Marchesini 16 MAG 2017
Moralità e industria culturale Due sono i tipi di scrittori ora in voga: da una parte c’è il naïf che “prende in parola” le mode culturali e le riduce all’assurdo, dall’altra c’è il censore che disprezza la cosiddetta “banalità imperante” senza rendersi conto di farlo con un linguaggio altrettanto banale Matteo Marchesini 01 MAG 2017